Studi recenti, indicano come la presenza di un animale domestico nella crescita di un “cucciolo d’uomo” apporti numerosissimi benefici, non solo psicologici:
Uno studio, in particolare, ha analizzato le risposte immunitarie di bambini cresciuti con animali domestici nei primi tre anni di vita: i risultati hanno portato ad affermare senza dubbi che i bambini cresciuti con animali in casa hanno un sistema immunitario più efficiente, più responsivo, contraggono meno infezioni, sviluppano meno allergie e di conseguenza si riscontra una diminuzione di patologie respiratorie importanti, come l’asma.
Ma i vantaggi non sono finiti qui!
Infatti, altri autorevoli studi, facilmente reperibili anche su internet, elencano una serie di soddisfacenti risultati sullo sviluppo PSICO-EMOTIVO dei bambini cresciuti con almeno un animale domestico:
–Empatia ed intelligenza emotiva:
si sviluppa maggiormente la sfera emotiva ed empatica, poiché prendersi cura di un animale domestico implica accorgersi dei suoi bisogni, creare compassione, attenzionare le sue esigenze e sviluppare sentimenti positivi e appaganti nell’”avere cura di…”.
– Senso di responsabilità: crescere con un cane o con un gatto aumenta il senso di responsabilità nel bambino.
–Condivisione degli spazi: maggiore accettazione e accoglienza nei confronti degli altri.
–Maggiore movimento e propensione al gioco: II bambino sperimenta che per comunicare non si usano solo le parole ma anche i gesti, il movimento del corpo, le posture e in breve tempo arriva a comprendere che ogni verso o postura ha un significato differente.
–Riduzione dello stress: come per gli adulti la “pet therapy” avviene anche in casa, abbassando stress e livelli di cortisolo.
–Sicurezza in sé e maggior facilità a rimanere in casa accudito magari da un nonno o baby sitter, senza la presenza dei genitori, soprattutto nei figli unici.
–Propensione alle interazioni sociali: altro aspetto della pet therapy, vantaggioso in particolar modo per tutti quei bambini che rientrano nello spettro dell’autismo.
Prepararsi all’arrivo del piccolo bipede:
Come sappiamo, per avere un gatto domestico tranquillo è fondamentale dargli il controllo dell’ambiente, una routine fissa e conoscenza di rumori/suoni/odori. Sappiamo anche che sarà impossibile mantenere le stesse identiche abitudini fra il pre e il post parto, ma ciò che possiamo e dovremmo fare è abituare gradualmente il gatto alle novità dell’ambiente e evitargli cambiamenti improvvisi, tutti in concomitanza dell’arrivo del neonato in casa.
Per permettere al gatto una giusta elaborazione e abitudine all’alterazioni degli equilibri familiari è importante iniziare fin dalla gravidanza: ci saranno inevitabilmente spostamenti di mobilio e nuovi oggetti, come giochi/culla/passeggino, che possono essere proposti gradualmente nell’ambiente domestico già fin dalla gravidanza. In questo modo il gatto avrà modo di esplorare e di abituarsi alle novità inanimate prima che arrivino quelle “animate” 😊. Non vanno posizionati direttamente vicino alle risorse del gatto come ciotole, cuccia, lettiera, ma in ambienti della casa che siano piuttosto neutri, dove il gatto possa scegliere di andare ad esplorarli e renderli gradualmente “suoi”. Se il gatto ha un temperamento particolarmente timido, pauroso o vediamo che è restio ad avvicinarsi ai nuovi oggetti, possiamo posizionare degli snack invitanti vicino ad essi. Non prendiamo in braccio il gatto per forzarlo ad approcciare alle novità.
Se non vogliamo che il gatto utilizzi alcuni oggetti o luoghi di riposo, gli andrà impedito da subito e non con l’arrivo del neonato in casa, poiché tutte le negazioni improvvise possono essere associate alla presenza del bambino. Non è una questione di gelosia, così come la intendiamo noi umani, ma di un equilibrio fra abitudine, controllo e possesso che ci si avvicina abbastanza!
Un’altra cosa certa sarà la modifica di routine/orari/abitudini, non tutte programmabili e sotto il nostro controllo, ma possiamo iniziare a prevedere ciò che è più probabile che cambi nei primi mesi di vita di un neonato: abituiamolo ad avere la routine giornaliera (pappa, sessioni di gioco, etc.) che grossomodo prevediamo di poter mantenere dopo l’arrivo del neonato a casa.
Sappiamo anche che la partoriente si assenterà qualche giorno dall’ambiente domestico, e magari anche il futuro papà: chi si prenderà cura del gatto? Cominciamo a rendere la persona incaricata sempre più presente e familiare e lasciamo che, quando presente, fornisca cibo al gatto al posto nostro, gli proponga una sessione di gioco e/o delle coccole se il gatto le gradisce.
Necessario dedicare 10/15 minuti al giorno al gatto (coccole, gioco, spazzolatura, snack)., prima e dopo il parto. Se sono presenti più gatti, dedicarsi esclusivamente ad ognuno di loro per 10/15 minuti al giorno.
Mentre per gli odori dobbiamo aspettare l’arrivo del bambino, per i nuovi suoni possiamo avvalerci della tecnologia, anche se ogni neonato ha la sua voce, il suo modo di piangere e …i suoi decibel!
Proponiamo giornalmente al gatto delle registrazioni, non sempre la stessa, di neonati che piangono/strillano/ridono/lallano, aumentando gradualmente il volume se vediamo il nostro gatto tranquillo e propositivo. Possiamo associare a questi momenti degli snack o una scatoletta di umido che gli piace particolarmente, per evocare sensazioni piacevoli e associarle a questi suoni, oppure in alcuni casi semplicemente per distrarre il gatto e farlo focalizzare sul cibo o su un’attività mentre i suoni cominciano a far parte della sua quotidianità.
La nascita del bambino
Nel momento in cui nasce il bambino, che gioia! Ma non dimentichiamoci del fratellone peloso che ci aspetta a casa!
Fin dal primo cambietto in ospedale, abbiamo finalmente a disposizione l’odore del neonato: non sprechiamolo!
Sembrerà un dettaglio trascurabile, ma per il gatto l’olfatto è uno dei sensi più sviluppati e importanti per il controllo dell’ambiente. Idealmente bisognerebbe quindi portare a casa i cambi/copertine utilizzati in ospedale dal bambino e lasciarli a disposizione del gatto affinché familiarizzi in tranquillità con il suo odore, unico e personale.
Come abbiamo detto, il gatto deve rimanere nel suo ambiente e ci sarà qualcuno di familiare che se ne prenderà cura.
Al rientro dal ricovero ospedaliero, la mamma che sarà stata la grande assente per il gatto, dovrebbe entrare in casa da sola, salutare il gatto e dedicargli qualche minuto, prima di presentargli il bambino.
Quando entrerà in casa il bambino lo si terrà in braccio, aspettando che il gatto si avvicini spontaneamente ad annusarlo/conoscerlo (anche in questo caso, mai forzarlo né prenderlo in braccio).
Mentre il gatto si avvicina ed annusa il bambino, parliamogli con tono dolce e basso, accarezziamolo ed evitiamo assolutamente movimenti bruschi o rumori improvvisi.
Tutti i membri della famiglia, in questa fase, dovrebbero impegnarsi a non far sentire trascurato il gatto.
L’accettazione e la prossemica che il gatto deciderà di mantenere con il bambino dipende dal suo temperamento, ma anche dalla correttezza dell’inserimento in casa di tutte queste novità!
Cresce, gattona, cammina!
Ad un certo punto, il bimbo, comincerà a gattonare, ad emettere “urletti” sempre meno delicati, poi a camminare e, in base al temperamento del bimbo e del gatto, la relazione fra i due potrebbe cambiare anche perché, da questo momento in poi, non sarà solo il gatto a poter decidere se e quando avere contatti e non potrà più scegliere in autonomia quale debba essere la prossemica!
Questo è il momento in cui dobbiamo attenzionare maggiormente la verticalità in casa:
Per evitare che il gatto cominci ad avere paura del bambino che si muove, magari anche per toccarlo, incuriosito, ovvero per evitare che associ il bambino ad una minaccia, poiché si sente inseguito/braccato, dobbiamo studiare bene l’ambiente in senso verticale: ogni ambiente in cui gatto e bambino hanno accesso deve necessariamente avere degli spazi verticali (es, mensole, cassettiere,…) dove il gatto possa rifugiarsi e non essere “disturbato” o inseguito dal bimbo. Un’altra idea, se la casa lo permette, è quella di utilizzare uno o due cancelletti sulla soglia di una o più porte, per impedire l’accesso al bambino a determinati ambienti (ad esempio quello dove si trovano alcune risorse del gatto, come la lettiera). In conclusione, dobbiamo ricordarci che il gatto deve avere delle zone “franche”, dove possa evitare il contatto con il bambino, le utilizzerà tanto quanto ne avrà bisogno, in base al suo temperamento: un gatto timido/insicuro avrà più necessità e un gatto più socievole, sicuro e magari già abituato in precedenza al contatto con bambini, le utilizzerà molto meno.
Ricordiamoci anche di insegnare al nostro bimbo come approcciare correttamente agli animali, per evitare che si spaventino eccessivamente e che rifiutino o vivano male i successivi approcci. Non possiamo pretendere che il bimbo si comporti come un adulto, ma possiamo inibire i vocalizzi fatti a voce molto elevata, favorendo i toni bassi, dando noi l’esempio per primi. Possiamo anche far vedere al bimbo, se il gatto lo permette, come si fa una carezza, e magari associarla alla parola “caro/a”, a sua volta associandola al tono di voce che vogliamo: i bambini molto piccoli tendono ad imitare ciò che vedono.
Avere queste accortezze assicura a entrambi sicurezza, diminuisce il rischio di graffiature/morsi e permette a gatto e bambino di avere una sana e rispettosa relazione.
Elisa Macrì – Consulente in Cultura Felina®️ – Roma