Il coronavirus felino (FCoV) è distribuito in tutto il mondo e interessa sia i gatti domestici sia quelli selvatici, ma è relativamente raro nei randagi liberi (per i gatti di colonia che dispongono di spazi aperti le possibilità di trasmissione sono contenute, nei gattili, invece, dove gli animali sono a stretto contatto tra loro e condividono lettiere e ciotole, la diffusione dei virus è fortemente favorita). E’ un virus molto comune che abita l’intestino: colonizza l’epitelio intestinale, nel quale si replica e tende a raggiungere un equilibrio col sistema immunitario e in rari casi subisce una mutazione all’interno dell’organismo causando la FIP. Questa mutazione conferisce al virus la capacità di replicare in cellule diverse dagli enterociti (macrofagi) e di diffondersi nell’organismo, infatti il virus mutato diventa resistente alle difese immunitarie dell’organismo del gatto e si diffonde oltre l’intestino invadendo gli organi interni. E’ un virus a RNA il che significa che utilizza l’RNA come materiale genetico.
Sebbene il normale coronavirus sia molto contagioso, nella sua forma mutata (FIP) non lo è!
La FIP Feline infectious peritonitis, è stata descritta per la prima volta da Holzworth, 1963, ed è stata riscontrata anche in ghepardi e leoni.
Anche se la prevalenza di infezione di FCoV è alta, solo il 5% – 10% dei gatti sieropositivi per FCoV sviluppa la FIP e questa percentuale si abbassa ancora di più nel caso di gatti singoli.
Il rischio di sviluppo della FIP è più alto per i gatti giovani e immunocompromessi. Questo significa che in questi soggetti la replicazione del virus e la sua mutazione, possono accadere più facilmente.
Che cos’è il Coronavirus Felino?
I coronavirus (famiglia Coronaviridae, genere Coronavirus, ordine Nidovirales) sono dei comuni agenti patogeni riscontrati nei mammiferi e negli uccelli. I coronavirus felini (quindi specie specifici) causano lievi infezioni enteriche e sono principalmente limitati all’intestino. È lì che si moltiplicano e possono causare diarrea, a cui sono più soggetti i cuccioli.
A livello sistemico, la possibilità di sviluppare la malattia ed il tipo di malattia che si sviluppa dipendono dal tipo di risposta immunitaria del gatto.
→ Con prevalente immunità umorale il gatto produrrà molti anticorpi che andranno a formare gli immunocomplessi responsabili della forma essudativa
→ Con prevalente l’immunità cellulo-mediata si svilupperanno i granulomi tipici della forma non effusiva.
Come viene trasmesso il Coronavirus Felino?
L’infezione viene diffusa per via oro-fecale il che significa che principalmente i gatti si infettano attraverso feci contaminate lasciate da un gatto affetto o da una lieve infezione enterica da coronavirus o da FIP. La maggior parte dei gatti infetti da FCoV non sviluppa la FIP ma, una volta infettati, gli animali eliminano il virus nell’ambiente attraverso le feci . Come già abbiamo sottolineato a trasmettersi è il coronavirus non mutato pertanto il virus mutato che causa la FIP, non si trova nelle secrezioni o escrezioni dei gatti con malattia conclamata.
Il FCoV viene inattivato a temperatura ambiente in 24-48 ore e distrutto dalla maggior parte dei disinfettanti e detergenti, ma in ambienti caldi e secchi può sopravvivere anche 7 giorni.
Lo sviluppo in FIP
La possibilità di sviluppo della forma clinica è determinata dalle capacità del sistema immunitario, dalla natura del particolare ceppo del virus a cui è esposto il gatto e dalla velocità con cui il virus può replicarsi all’interno del gatto infettando i macrofagi. La FIP si sviluppa più comunemente nei gatti con una scarsa immunità, come vedremo in seguito, nei gatti giovani con età inferiore ai 2-3 anni o molto vecchi, nei gatti con malattie immunosoppressive o nei soggetti stressati (sovraffollamento). I primi sintomi di FIP compaiono circa 28 giorni dopo l’infezione, in genere dopo un evento stressante come un cambio di ambiente o la sterilizzazione.
La forma effusiva di FIP (UMIDA) è la forma acuta della malattia e può insorgere 4-6 settimane dopo l’infezione, ma anche molto più tardivamente. La forma effusiva è caratterizzata dalla presenza di versamenti in una o più cavità corporee: solitamente un liquido giallo ricco di proteine tende ad accumularsi nell’addome, ma il liquido può anche accumularsi nel torace causando dispnea. La gravità di tali segni clinici dipende essenzialmente dalla quantità di liquido accumulatosi in cavità. La sintomatologia tende a comparire abbastanza rapidamente e il decorso è solitamente iperacuto-acuto, con il sopraggiungere della morte nel giro di pochi giorni o settimane.
La forma non effusiva (SECCA), rappresenta quella cronica che può insorgere da mesi ad anni dopo l’infezione, caratterizzata da noduli (granulomi) negli organi interni. I sintomi clinici sono spesso direttamente attribuibili alla localizzazione delle lesioni (es. fegato → ittero).
La FIP è una delle malattie più difficili da diagnosticare nell’animale vivo, perchè ha una grande varietà sintomi clinici:
Febbre altalenante non responsiva agli antibiotici
perdita di peso
anoressia e depressione
Vomito
Diarrea
Convulsioni
Ittero
Anemia
I fattori di rischio per il contagio
Sovraffollamento e stress: I gatti che vivono in comunità molto affollate sono esposti a un maggior numero di stress ambientali. Infatti l’elevato grado di stress comporta un abbassamento delle difese immunitarie e pertanto una maggiore sensibilità alla FIP. Secondo alcuni studi nei gruppi comprendenti da 8 a 20 gatti, l’incidenza di FIP era doppia rispetto a quella rilevata in gruppi formati da 1 a 7 soggetti. Il trattamento o il controllo dello stress è quindi un fattore importante nel controllo della malattia come il numero di gatti conviventi.
Nei gruppi composti da molti gatti, è probabile che la trasmissione del coronavirus felino sia favorita dalla maggiore contaminazione fecale.
In sostanza i gatti che vivono in ambienti affollati, come gattili, allevamenti o colonie, sono più a rischio di contrarre la FIP quindi perchè:
aumenta la probabilità di infezione con il coronavirus felino
aumenta la dose di FCoV
aumentano le condizioni di stress
aumenta la probabilità di patologie concomitanti che abbassano le difese immunitarie.
Età: Tutti i gatti sono sensibili alla peritonite infettiva, tuttavia la condizione viene riscontrata con maggiore frequenza nei soggetti di età compresa fra 3 mesi e 2-3 anni. La sensibilità alla FIP è in parte trasmissibile per via ereditaria, infatti nel corso delle prime settimane di vita, la maggior parte dei gattini è protetta dalle infezioni grazie agli anticorpi di origine materna; ma questa protezione scompare fra la quinta e la sesta settimana dopo la nascita. Un ulteriore picco di incidenza dell’affezione si riscontra nei gatti di età superiore a 10 anni a causa di un declino della capacità di risposta immunitaria legato all’età.
Il 50% ha meno di due anni e oltre il 70% dei casi ha meno di un anno di età.
Quanto devo aspettare prima di prendere un altro gatto?
Il FCoV è relativamente sensibile ai comuni disinfettanti e al calore e la sua sopravvivenza nell’ambiente, in assenza di gatti portatori, non supera le 24 ore. In un ambiente non disinfettato in seguito alla morte del gatto affetto può sopravvivere fino a 7 settimane pertanto è consigliabile attendere almeno 2 mesi prima di introdurre un altro gatto.
E’ possibile eseguire una diagnosi certa?
La storia clinica del soggetto, l’ambiente di vita, i segni clinici, le alterazioni di laboratorio, il titolo anticorpale e la PCR sono tutti fattori che possono aiutare nella diagnosi, ma solo nel formulare una diagnosi presuntiva, non certa.
E’ necessario eseguire un esame istopatologico e costruire il quadro d’insieme utilizzando:
– Anamnesi
– Segni clinici
– Esami sierologici
– Esami ematologici
– Esami versamento (se presente)
Cè una cura per la FIP?
La prognosi per la FIP è infausta, ad oggi è possibile ottenere dei risultati in termini di sopravvivenza e miglioramento delle condizioni cliniche grazie all’interferone omega ricombinante di origine felina ma lo scopo dellal terapia purtroppo non è la guarigione del gatto, bensì il miglioramento delle condizioni cliniche. La FIP rimane al momento una malattia mortale.
Si può prevenire la FIP?
Come abbiamo detto la principale via di trasmissione di FCoV è quella indiretta: i gatti sani vengono in contatto con le feci dei gatti infetti, attraverso la lettiera e le palette per la lettiera. Pertanto un maggior numero di lettiere e delle buone pratiche igieniche rappresentano la precauzione principale per il controllo dell’infezione da FCoV assieme alla limitazione del numero di soggetti conviventi.
Se si ammala un gatto in ambienti dove vivono molti soggetti è probabile che tutti i gatti siano stati già esposti al FCoV, quindi non non ha alcun senso isolarlo.